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Sabato 23 aprile a Torino è in programma la proiezione di “Vento, l’Italia in bicicletta lungo il fiume Po“, diretto da Paolo Casalis, Pino Pace e Stefano Scarafia.
Un road movie su due ruote tra città d’arte, paesaggi e persone. Il diario di un viaggio di otto giorni, necessari a cinque progettisti del Politecnico di Milano per attraversare l’Italia in bicicletta, seguendo il corso del fiume Po, da Torino a Venezia. 630 km. Il loro intento è dimostrare la fattibilità di quella che potrebbe essere la ciclabile più lunga d’Italia e una delle più lunghe d’Europa, un progetto che significherebbe migliaia di nuovi posti di lavoro e sviluppo sostenibile, al costo di soli 2 km di autostrada. Un viaggio dalle Alpi all’Adriatico attraverso quattro regioni e lungo tutta la Pianura Padana, è l’occasione per raccontare un pezzo d’Italia da una prospettiva inedita.

Abbiamo intervistato uno degli autori, Stefano Scarafia.

Come e quando è nato il progetto del documentario?

Vento è nato 2 anni e mezzo fa, da tre autori (io, Pino Pace e Paolo Casalis). Pino lesse un articolo sul progetto, andammo a Milano a una conferenza di presentazione e sentendolo raccontare abbiamo subito capito che poteva essere interessante farne un documentario.
Ci affascinava in particolare l’idea di un percorso che univa in orizzontale tutta l’Italia, lungo il fiume, attraversando la pianura e passando per città d’arte. Il tema del viaggio ci ha affascinato, percorrendo gli oltre 600 km in bici.
Abbiamo seguito per una settimana i nostri quattro protagonisti, dalla partenza all’arrivo del loro viaggio dimostrativo (volevano rendere evidente sia la fattibilità sia le potenzialità del progetto, senza dimenticare di sottolineare quali avrebbero potuto esserne le esigenze). Abbiamo cercato di girare il più possibile, e alla fine avevamo circa 14-15 ore di materiale: in circa due mesi di post-produzione abbiamo poi completato il tutto.

Il percorso di “Vento” è stato lungo.

Vero, abbiamo fatto moltissime proiezioni un po’ in tutta Italia, principalmente al nord, alcune in eventi più scientifici, in conferenze, altre in appuntamenti più cinematografici.
E’ servito molto a loro per presentare il progetto, e ne siamo contenti. Oggi è anche disponibile per la vendita in dvd.

A che punto è il progetto della pista ciclabile?

Credo stia andando molto bene, il Governo pare abbia stanziato i finanziamenti necessari alla realizzazione della ciclopista, è un grosso successo. Sembrava utopia!

Prossimi progetti?

Stiamo scrivendo un paio di nuovi lavori, un corto di fiction ambientato lungo un fiume, la storia di due bambini (l’ispirazione è data dal viaggio che abbiamo fatto con Vento!), e una fiction che sto scrivendo con Paolo Casalis da trarre da un nostro vecchio documentario girato qualche anno fa, un progetto più ambizioso che richiederà tempo.

21/04/2016, 09:29

Carlo Griseri

da Corriere.it

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Dal 6 al 15 giugno una squadra del Politecnico di Milano pedalerà lungo i 679 chilometri di «Vento», il tracciato di ciclovia che unirà Venezia e Torino lungo la dorsale del Po. Il progetto Vento si propone di riqualificare un percorso ciclabile in buona parte già esistente, che verrebbe portato a termine con un investimento complessivo di poco superiore agli 80 milioni di euro: quanto 2 km di autostrada. Si stima che l’indotto possa creare 2 mila nuovi posti di lavoro e 100 milioni di euro generati dal cicloturismo. Vento potrebbe inoltre collegarsi ad altre grandi ciclabili come la Brennero-Peschiera-Mantova e la Mantova- Ferrara-Adriatico.

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Partenza da Moncalieri
Il Tour parte da Moncalieri (To) venerdì 6 giugno e toccherà molte località snodandosi attraverso alcuni paesaggi suggestivi della Pianura padana e concludendosi nella laguna di Venezia. «In un periodo di risorse scarse, è necessario superare approcci localistici per realizzare un’opera che non impatta sull’ambiente ma che può invece produrre cambiamenti e occupazione», ha affermato Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo, che sostiene il Politecnico di Milano per la gestione dell’infrastruttura cicloturistica. In parte Vento già esiste: basterebbero accordi politici e tecnici per poter utilizzare gli argini. Occorre l’impegno dello Stato, di quattro regioni, di dodici province, degli enti fluviali, dei Comuni attraversati coordinati da un soggetto unico.

L’esempio della Germania
In Germania 40 mila km di piste ciclabili producono 4 miliardi di euro di indotto all’anno solo per il cicloturismo. In Italia le ciclabili ci sono, ma sono spesso spezzettate e scarseggia la programmazione organica. Centinaia di migliaia di cicloturisti, secondo i promotori, potrebbero pedalare lungo Vento, divenendo il motore per le 12 mila aziende agricole vicine al tracciato, per le 300 attività ricettive già presenti, per le oltre 2 mila attività commerciali.

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Martedì 11 marzo 2014 al Cecchi Point di Torino ho avuto il piacere di vedere il film-documentario della Stuffilm che racconta il viaggio di otto giorni, con quindici tappe, dell’ing. Paolo Pileri e del suo team, partiti da Torino fino a Venezia. Un viaggio di 650km. In bici.
Sì, perché l’ing. Pileri e i suoi quattro compagni di viaggio, sono promotori da anni di un progetto del Politecnico di Milano che si chiama VENTO (dall’acronimo Ven.To., cioè Venezia – Torino), che si ripromette di dotare all’Italia della più grande (e forse prima) dorsale cicloturistica, tutta interamente dispiegata sulle rive del nostro fiume più lungo, il Po.
l’ing. Paolo Pileri durante la discussione
Come Pileri raccontava nella discussione a fine proiezione, in Italia non vi sono strutture del genere per il cicloturismo, una forma di turismo che in altri Paesi frutta molto lavoro e molti soldi: basti pensare che in Germania – così ha continuato Pileri – esso ha creato 300000 posti di lavoro e produce 4 miliardi di Euro all’anno. Sì, 4 miliardi. Pileri calcola che il progetto VENTO, se realizzato (e realizzato bene!), può produrre 2000 posti di lavoro, non solo direttamente impiegati sulla dorsale ciclabile, ma anche nell’indotto della manutenzione, della ristorazione, dell’accoglienza e dei servizi di guida e assistenza ai cicloturisti. Non di certo bruscolini di questi tempi in cui si preferisce di investire su moltissimi tanti progetti forse inconcludenti e che non avranno né benefici economici, né ambientali. Pilieri diceva, sempre durante la discussione, che per rendere la dorsale VENTO operativa, accogliente, senza barriere architettoniche, uniforme da regione a regione per cartellonistica, indicazioni e informazioni, ci vuole un finanziamento equivalente a quello per costruire pochissimi chilometri di autostrada.
Il viaggio è servito soprattutto per testimoniare la fattibilità del progetto, per promuoverle a livello nazionale e nelle diverse tappe in cui il team si è soffermato (Alessandria, Modena, Piacenza, Pavia, Ferrara sono solo alcune), ma è stato soprattutto un modo per (ri)scoprire una valle (quella del Po) che ormai è andata perduta, territori e luoghi di antiche e rare bellezze, che oggi vengono trascurati sia dalle amministrazioni (perfino nella cura di argini e terreni) che dai “cittadini” comuni; sono rimasti in pochi coloro che “vivono” il Po, con le sue bellezze e la sua storia.
Un momento del film-documentario al Cecchi Point
Io non posso non dirmi legato a questo fiume: una parte della mia famiglia, quella che mi ha dato il cognome che porto, arriva da Ferrara, piccola-grande capitale del Po (visitata, insieme ai paesini vicino, in sella alla mia bici in una ricerca di origini, qualche anno fa); io sono nato e mi sento torinese, che invece è la grande-piccola capitale del Po. Insomma, sarà perché qualcosina di questi luoghi ho potuto già assaporare, ma sono fermamente convinto che il progetto di Paolo Pilieri sia un progetto vincente, prima di tutto nella formula e nella scelta di stile di vita: una vita forse più lenta ma più dilatata, forse più faticosa ma più salutare, forse più essenziale ma meno superficiale. Una vita che può testimoniare che la velocità non è saporita quanto il lento avvicinarsi delle tappe, dei campanili, dei canali e dei passanti.
 
Se state leggendo questo post vi do perciò qualche compito a casa (o in ufficio, o sullo smartphone, insomma, vedete voi…): vi invito a leggere meglio il progetto qui, di vedere il trailer del film sopra (e magari poi comprarlo qui) e poi di fare una sottoscrizione al progetto per aiutare i nostri amici, qui (sia che tu sia un singolo cittadino o un’associazione).
Vi chiedo troppo? Non credo… dai, staccati un attimo da facebook e sogna anche tu un modo diverso (forse più coraggioso) per gustare luoghi, arte, relazioni e bicicletta!

P.S.: il 26 marzo 2014, alla stazione Porta Nuova di Torino, il team di Paolo Pileri sarà al binario 1 con l’iniziativa TRENO VERDE 2014 per presentare il progetto VENTO!

da salviamoilpaesaggio.it

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Metti che un gruppo di ricercatori e docenti del Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Milano, guidati da Paolo Pileri, abbia un progetto di sviluppo economico e territoriale e che questo progetto sia una sorta di ciclovia lunga oltre 600 chilometri, a seguire il Po da Torino a Venezia: non è questa una delle vere “Grandi Opere” utili per il nostro Paese?

VENTO è una ciclovia? No, VENTO è sviluppo. Un sano e verde sviluppo.
VENTO ha la forma di una ciclovia, ma non lo è. VENTO è un progetto di sviluppo, una concreta e stabile occasione di occupazione e rilancio economico dei territori attraversati (e non solo loro). Questo è VENTO. Questa è una ciclabile lunga.
Andare in bicicletta non è uno sfizio di qualcuno o un capriccio di categoria, ma è uno dei modi per muoversi, viaggiare, andare a lavorare e a studiare. Le ciclovie non sono accessori di una società agiata o di una cultura che non ci appartiene, ma sono infrastrutture come le altre idonee per tutte le culture.

VENTO non è un progetto locale, ma un progetto del Paese: sono 679 km di ciclabile, ma sono anche 679 km di green economy, di green jobs e potenziale crescita dell’economia. I 40.000 km di ciclabili tedesche producono 8 miliardi di indotto all’anno, stabilmente. Centinaia di migliaia potrebbero essere i nuovi flussi di turisti lungo VENTO, che diverrebbero il motore per tante economie diffuse e per far ripartire la crescita … vere green economy: aziende agricole (14.000 sono quelle attraversate dal progetto), attività ricettive (300 per ora), attività commerciali (2.000) e tanti cittadini (oltre 1,5 milioni).

In parte VENTO già esiste, in parte bastano un paio di accordi politici e tecnici per utilizzare gli argini e in piccola parte deve essere realizzata e messa in sicurezza. Il tutto si potrebbe fare in tre anni.

Occorrono solo poco più di 80 milioni di euro (lo 0.01% della spesa pubblica annuale; il costo di 1-2 km di autostrada), ma soprattutto l’impegno dello Stato, di 4 regioni, di 12 province, degli enti fluviali, di tutti i comuni, coordinati da un soggetto unico. Il giro di affari annuo è stimato in due volte l’investimento iniziale. Per sempre.

Ma VENTO non si ferma qui e potrebbe crescere collegandosi con altre ciclabili (quella del Brennero-Peschiera-Mantova, la Torino-Nizza, Mantova-Ferrara-Adriatico, etc.) e raddoppiando sulla sponda opposta del Po. Sono infinite le potenzialità. Ancora più infinite se si pensa che VENTO è collegato al Treno e alla navigazione fluviale.

VENTO è paesaggio, sviluppo, beni culturali, ambiente, agricoltura, fiume, natura, città, piccoli comuni, cibo, tipicità, sole, vento, salute, lavoro, futuro.

VENTO è anche Eurovelo. VENTO è anche Bicitalia. La realizzazione di VENTO andrebbe a soddisfare una richiesta europea da un lato e ci metterebbe in collegamento con gli altri paesi.

VENTO è un’infrastruttura che si porta dietro innovazione e benefici; vuole dire a tutti noi che un piano infrastrutturale nazionale che si candida a sostenere lo sviluppo del Paese in questa particolare congiuntura, deve farsi portatore di una nuova cultura, di una svolta. Non possono esserci solo i soliti ingredienti nel nostro futuro: autostrade, strade, trafori, ferrovie veloci, piattaforme logistiche. Le grandi ciclovie Europee sono opere per rilanciare lo sviluppo di un paese. Per questo occorre cambiare scala di progettazione e di gestione e stare più in alto.

Non sono forse queste le grandi opere di cui un paese ha bisogno?

Maggiori informazioni le trovate qui, dove potrete anche prenotare il vostro dvd.

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Tre registi, venuti a conoscenza della cosa, decidono di farne un film: Pino Pace (scrittore e sceneggiatore, su VENTO ha inoltre pubblicato un ebook), Paolo Casalis (autore de L’Ultimo Chilometro) e Stefano Scarafia (che con Casalis ha realizzato il film Il Corridore, sull’ultramaratoneta Marco Olmo). Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Paolo Casalis e quella che segue è la nostra intervista.
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NBM: Come prima cosa volevo chiedervi alcune notazioni tecniche sul film; come siete entrati in contatto con il progetto Vento, come è nata questa collaborazione? quanti giorni di lavorazione tra sopralluoghi e girato? nel film si parla di giornali, radio, persino un ministro: avete avuto difficoltà a trovare finanziamenti?

Paolo: Pino Pace (lo sceneggiatore del gruppo) un bel giorno ha presentato a me e Stefano Scarafia questa idea. fare un film su un gruppo di professori del Politecnico di Milano che da lì a pochi mesi avrebbero percorso oltre 600 Km in bicicletta, per dimostrare la fattibilità (e necessità) di una pista ciclabile tra Torino e Venezia, un progetto cui il gruppo del Prof. Paolo Pileri sta lavorando da anni. Mettetevi nei nostri panni. Non avreste detto anche voi: “Che idea meravigliosa! Facciamolo!” Questa la risposta breve. In realtà da tempo, dopo una prima bella esperienza di lavoro insieme, stavamo cercando di realizzare un altro documentario a tre. Aggiungete che io sono un ciclista praticante (perdonatemi se ne parlo come fosse una religione) e avevo appena finito di realizzare il mio documentario sul ciclismo “L’Ultimo Chilometro”  e che Pino tutti i giorni si fa da San Mauro Torinese a Torino centro in bicicletta, e il quadro è completo. Il passo successivo è stato contattare il Politecnico, e lì abbiamo trovato una sponda formidabile: entusiasmo, disponibilità a partecipare e a mettersi in gioco. Il film è, volutamente, un road-movie in senso stretto: niente soppralluoghi, niente preparazione. Siamo andati da un punto A (Torino) ad un punto B (Venezia) e abbiamo filmato ciò che abbiamo trovato nel mezzo: pianure, risaie, paludi, incidenti tecnici, giornate di caldo sole e di pioggia fastidiosa.  Abbiamo preso tutto quanto gli 8 giorni del viaggio ci hanno offerto e ne abbiamo tirato fuori questo film. Un film che è prodotto da due piccole case di produzione: la Stuffilm di Bra e lo studio Bodà di Torino e che è in parte finanziato da alcuni enti, cui vanno i nostri sinceri ringraziamenti: Il Politecnico di Milano, che fin da subito ha visto nel film uno strumento utile per promuovere l’idea di Vento; il Consorzio di Bonifica di Piacenza; il Comune di Camino (AL) e il Comune di Ferrara. Non pensate a finanziamenti da capogiro: piccoli contributi, importantissimi però per avviare una macchina così complessa come è la produzione di un film. Sì, perchè gli 8 giorni di riprese sono stati la parte più facile (quella in discesa, per continuare nella metafora ciclistica), a cui sono seguiti 4 mesi di montaggio video e post-produzione. Infine, prima ancora di inziare le riprese avevamo lanciato una campagna di crowdfunding, e anche mentre scrivo la nostra campagna di finanziamento è ancora attiva: per prendervi parte, guardate il film in streaming o acquistatelo in dvd!

NBM: Come è stata generalmente l’accoglienza nelle città? e nelle campagne, nei paesi più piccoli? che differenze avete trovato? come reagiva il pubblico?

Paolo: L’accoglienza è stata fantastica pressochè ovunque, dall’Alessandrino al Polesine. E’ vero che il percorso era già stato stabilito da tempo, i sindaci informati e gli assessori mobilitati. Quello che però non era possibile programmare era l’accoglienza della gente comune, dei ciclisti incontrati per caso, dei contadini, dei pensionati delle bocciofile o dei guardiaparchi. Ovunque abbiamo ricevuto (o meglio, il gruppo del Politecnico ha ricevuto) solidarietà, compagnia, aiuto. Dei tre registi, io ero l’unico munito di bicicletta (la mia vecchia mountain-bike) e per lunghi tratti ho seguito i nostri 5, mentre i miei due soci filmavano dalla macchina. La cosa più bella è stato vedere ciclisti di ogni tipo (dal semiprofessionista su una Cannondale da 3000 euro al pensionato su una bici da uomo scassata) accordarsi a noi e seguirci, anche solo per qualche chilometro. Talvolta i cilcisti ci aspettavano all’ingresso del loro paese, e poi si mettevano in testa alla carovana per aiutarla a imboccare le stradine e i sentieri più adatti. Anche le grandi città si sono difese molto bene: da Torino (quando siamo partiti era il girno del Bikepride, e il parco del Valentino era zeppo di ciclisti festanti) a Piacenza, Cremona e ovviamente Ferrara, che ha dimostrato di meritare l’appellativo di “Città della bicicletta”.

NBM: Quali sono i cambiamenti del paesaggio che più vi hanno colpito?

Paolo: Inizio col dire una cosa forse banale, ma che per me è stata una scoperta inaspettata: il Po e la Pianura Padana visti dalla bicicletta son tutt’altra cosa rispetto ai paesaggi visti dall’autostrada. Mi spiego: se credete di conoscere la Pianura Padana perchè l’avete attraversata in auto centinaia di volte…beh, non è così. Ai 25 all’ora la Pianura Padana è tutt’altra cosa. Si lascia una dimensione fatta di grandi realtà industriali, città operose, grandi vie di comunicazione, e si entra in un dedalo di strade e stradine, piccoli paesi, cascine e campagne infinite. Fin qui i lati positivi. Una cosa che mi ha colpito in negativo, invece, è vedere come lunghi tratti del Po siano  in uno stato di totale abbandono: vecchie cascine diroccate, ferrovie dismesse, fabbriche abbandonate. Nel film abbiamo utilizzato vecchi video e fotografie d’archivio della pianura e del Po per mostrare la trasformazione radicale dei paesaggi del grande fiume: da luogo di divertimento e di lavoro, affollato di villeggianti, di pescatori, di sportivi, a luogo del degrado e dell’abbandono. Per quanto riguarda il paesaggio, la ciclabile Vento è un lungo avvicinamento al mare: si parte con il Monviso e le alpi sulla sinistra e si arriva in una terra di mezzo tra mare e fiume. A livello ciclistico, la differenza principale è nel “sedime stradale”: in piemonte e lombardia si percorrono stradine che affiancano il Po, in Emilia e Veneto si pedala quasi sempre sulla cima degli argini fluviali, alleato formidabile dell’idea di questa pista ciclabile.

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NBM: Quale realtà avete scoperto, se esite, che non immaginavate nemmeno (a parte il messicano ovviamente!)?

Paolo: Abbiamo scoperto che l’Italia di provincia (cui peraltro apparteniamo tutti e tre) è ancora viva. Di più, abbiamo scoperto che questa Italia “minore”, che per decenni si è cercato più o meno inconsapevolmente di cancellare, promuovendo trasferimenti di massa verso le grandi città industriali, è un’Italia bella, affascinante, da riscoprire e valorizzare. Nel film Ercole e Paolo parlano del percorso di Vento come di una “collana di perle”: è proprio così, e la cosa bella e che queste perle sono tantissime e disseminate lungo tutto il tragitto. E vanno (ad es.) dal famosissimo Tondo Doni del Botticelli alla sconosciuta (almeno per noi) e bellissima città di San Benedetto Po.

NBM: Quali sono state le maggiori difficoltà che avete incontrato durante il viaggio? cosa è andato storto?

Paolo: Dal nostro punto di vista direi che è andato tutto bene, o forse più realisticamente siamo stati molto fortunati. Per quanto riguarda il gruppo del Politecnico, i guai maggiori sono stati a livello meccanico: qualche foratura, qualche caduta. La più disastrosa, una caduta “causata” dal freno a disco anteriore di una delle mountain-bike. Un freno fin troppo potente!

NBM: Invece cosa è andato sorprendentemente bene?

Paolo: A posteriori, posso dire che non potevamo avere di più: belle giornate, tramonti spettacolari (eravamo in maggio), paesaggi stupendi. E considerando che, da parte di noi registi, nulla era stato precedentemente programmato, non ci siamo (quasi) mai persi, nè abbiamo (quasi) mai perso il gruppo.

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NBM: Viaggiando in questo modo, qual è stata la vostra percezione del tempo?

Paolo: Sette giorni in bicicletta credo acquivalgano a un mese o due di vita, a livello di pura percezione temporale. Ora posso dire di capire i ciclisti professionisti quando parlano dei grandi giri come di avventure epiche, leggendarie, dalla durata quasi eterna. D’altronde basta poco per darvi l’idea: pensate di dover andare in automobile da Piacenza a Cremona, e alla rapidità di questo viaggio di 40 Km dritti e monotoni. Ora cambiate mezzo, salite su una bicicletta e disponete questi 40 km su strade e stradine di campagna e argini fluviali, tra pioppeti e campi di grano, con 30 kg di zavorra, con tutto ciò che vi serve per vivere attaccato alla vostra bicicletta (altro che bici in carbonio da 7 kg!).

NBM: Il posto più bello? il ricordo più bello di questa esperienza?

Paolo: La sorpesa maggiore forse ce l’ha data Piacenza, e infatti abbiamo voluto sottolinearlo nel film. L’abbiamo vista mille volte dalla sopraelevata dell’autostrada ma, ci scuseranno i piacentini, non eravamo mai scesi da quei maledetti ponti di cemento, ed è una città bellissma, piena di storia, arte, fascino. Potrei dire la stessa cosa per Pavia, Cremona, Chioggia, per luoghi “minori” come i paesi turriti dell’alessandrino, le città fortificate, le ville dell’Emilia e del Veneto, le tante infrastrutture legate al fiume: dighe, centrali idroelettriche, idrovore: dal Canale Cavour a Chivasso al Museo della Bonifica di Cà Vendramin a Taglio di Po, la Pianura Padana è piena di luoghi e architetture sorprendenti, inaspettate.

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NBM: Paolo è l’autore di “L’ultimo kilometro”: qual è il vostro rapporto con la bicicletta?

Paolo: Dei tre registi, io e Pino siamo i due ciclisti, ma credo che anche Stefano dopo l’esperienza fatta ci stia pensando seriamente su. Io sono (purtroppo, per motivi lavorativi) un ciclista della domenica o poco più, arrivo a malapena a 2000 km all’anno, tutti fatti in biciletta da corsa, tra le salite di Langhe e Roero.

NBM: Ultima domanda: consigliateci un posto dove vale la pena andare a mangiare!

Paolo: Qui cascate male, ragazzi, perchè abbiamo avuto davvero poco tempo per concederci golosità e piaceri della tavola! Però vi consiglio di mangiare lungo il Po, fuori dai grossi centri abitati, se non altro per sostenere quei pochi coraggiosi che ancora resistono lungo le  abbandonate rive del Po e, chissà, per incentivarne altri ad aprire attvità e spazi attrezzati! Confidando nel successo di Vento, un progetto, come direbbe qualcuno, davvero “straordinario”!

Ora non vi resta che vedere il film. Come fare? semplicissimo!

Avete due opzioni: potete vederlo  in streaming HD oppure potete acquistare una copia del DVD.

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Siamo felicissimi di potervi comunicare che da questo preciso momento il film documentario “Vento. L’italia in bicicletta lungo il fiume Po” è disponibile!
Per saperne visita il blog del film (se già sei sul blog, guarda nella colonna di sinistra) oppure visita la pagina del film su Reelhouse
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Buona visione a tutti!

Merry Xmas!

Pubblicato: dicembre 21, 2013 in Uncategorized
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Merry Xmas!

Shenyang, China

CPER (c) DRC

Coming soon? More funds for the French cycle route network – Photo (c) DRC

In a response to a parliamentary question by socialist deputy Philippe Plisson, the French transport ministry has recently confirmed that the national government plans to co-finance regional cycling plans from 2014-2020. It looks like the European campaign by ECF member DRC, started earlier this year, is now bearing fruit.

The ministry’s answer to the question states that the government would be using the system of so-called “Contrats de projets Etat-Régions” (CPER, partnership contracts between the central state and the 22 French regions) to fund regional cycle tourism infrastructure and greenways.

“This is encouraging news,” says Agathe Daudibon, officer for European projects and communication at French ECF member Départements et Régions Cyclables (DRC). “However the plans for the new CPER do not yet explicitly include cycling routes. We have sent a letter to Jean-Marc Ayrault, the Prime Minister, in order to make sure he does not overlook what the transport minister is proposing – that cycling facilities will actually be included in this funding scheme.”

European money waiting to be spent – on cycling routes

Find out more on how to get funds for cycling from the EU on the pages of the €6billion campaign.

What’s more, the transport ministry also states in its response that it plans to include cycling into its Partnership Agreement with the European Commission in order to get regional cycling routes funded through the European Regional Development Fund (ERDF), the European Social Fund (ESF), and the European Agricultural Fund for Rural Development (EAFRD). 

Once again, Agathe Daudibon says more lobbying is needed to make this a reality. “Now that the EU budget is about to be wrapped up, the negotiations about what to actually use European funding for on the national level have only just started,” she says. “But the transport ministry says it wants to use some of the European money from the regional funds to finance greenways and cycle tourism. That is very good news.”

A successful campaign

That the French transport ministry is suddenly showing so much interest in cycling seems to be a direct effect of the European campaign DRC led earlier this year. The cycling advocates sent letters to each French region, explaining the challenges and opportunities to get European funding for cycle tourism routes and greenways. They also launched an awareness campaign called “Des €uros pour le vélo” (€uros for cycling) including a conference and workshop.
The campaign was supported by Michel Barnier, European Commissioner for the Internal Market and founding president of the DRC. It is no surprise that  in his question to the government, Philippe Plisson included the argument that EuroVelo would be mentioned in the TEN-T guidelines for the first time.
If the Prime Minister and Transport Minister stick to their words, DRC will have shown once more that cycling advocacy, done right, can achieve a lot.

– See more at: http://www.ecf.com/news/french-transport-ministry-plans-co-financing-of-regional-cycling-routes/#sthash.Nvg0H2Fq.dpuf

 
tratto da eticamente.net

E’ bastato solamente un anno per sperimentare ed approvare le autostrade per biciclette in Danimarca che tutti adesso conoscono come le “Bike Highways”.
La prima delle bike highways è nata ad aprile dello scorso anno progettata per collegare Copenaghen alla periferia fino ad un raggio di 20 chilometri dalla capitale. Questo progetto è stato messo in atto proprio per i molti pendolari che si spostavano per il lavoro o per la scuola percorrendo massimo 5 chilometri e trovando in questo straordinario servizio una comoda alternativa per lo spostamento, oltre che economica ed ecologica.

Il presidente del Comitato ambiente e crescita verde di Copenaghen, Lars Gaardhøj, ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni riguardo tale progetto: “è un detto comune tra i medici che il miglior paziente è il paziente che non si vede mai. Qualsiasi cosa possiamo fare per avere meno inquinamento e meno traffico può rendere più sano, forse più felice, la gente”.

Lars Gaardhøj inoltre spiega come l’autostrada per biciclette consenta di ridurre possibili situazioni di rallentamento dovuti per esempio alla frequenza degli incroci, alle varie curve che allungano il tragitto, alla presenza simultanea di biciclette e di vetture oppure con all’accumulo di neve sulla strada.
Addirittura verranno inseriti dei servizi aggiuntivi come la presenza di pompe ad aria ogni chilometro e mezzo e l’aumento dell’illuminazione pubblica.
Si tratta di una bellissima iniziativa che tra non molto si estenderà anche in Germania e nel Regno Unito.
Pensare alla città in questo modo rallegra i cuori: in Italia sarà mai possibile?

Vento. l’Italia in bicicletta lungo il fiume Po / FILM TRAILER from Vimeo.

Clicca sull’immagine sopra (o qui) per vedere il trailer del film, clicca nella colonnna di  sinistra di questa pagina ( o qui) per guardare tutto il film in streaming o in formato dvd!
Click on the image above (or here) to watch the film’s trailer  (english subtitled version also available for both dvd and streaming options!)